Rigenerare il tessuto osseo ora è possibile grazie alla nanotecnologia


Quando si parla di ossa e tecnologia, la prima cosa che viene in mente sono le protesi, corpi estranei inseriti dove la cartilagine o l’osso stesso manca. Per logorio, come nel caso delle articolazioni degli sportivi, a causa di incidenti o tumori.

Negli Stati Uniti oramai scambiare l’articolazione del ginocchio logorata con una nuova in titanio è pratica comunissima. In Italia siamo un po’ meno “avventurosi” in questo senso e riserviamo questo tipo di impianti solo a chi, avendo un’età avanzata, non avrebbe la possibilità di un intervento alternativo a causa della lentezza con cui i tessuti si rigenerano ad una certa età.

La tecnologia in questi ultimi dieci anni ha fatto però passi da gigante, spostando verso il “piccolissimo” la dimensione dei dispositivi creati. Nel 1959 il premio Nobel Richard Feynman, mise in fermento il mondo scientifico portando all’attenzione dei suoi colleghi il fatto che non esistesse nessuna legge della fisica che stabilisce un limite minimo alle dimensioni dei dispositivi costruiti dall’uomo.

Da allora la tecnologia si è mossa in direzione del piccolo, ma solo negli anni ’80 si introdusse prima il concetto e poi la realtà della nano-tecnologia: dispositivi tecnologici le cui dimensioni si misurano in milionesimi di millimetro, cioè nanometri. Per avere un’idea un nanometro corrisponde alla misura di tre atomi uno accanto all’altro e un capello ha uno spessore di circa 70.000 nanometri!

Dagli anni ’90 in poi la nano-tecnologia ha iniziato a diventare lentamente una realtà, ma è solo negli ultimi anni che la sua applicazione ha introdotto nuove e spettacolari possibilità in campo medico e soprattutto ortopedico.

Prima, nel 2005 si iniziarono a produrre materiali porosi che mimavano perfettamente la struttura dell’osso, materiali costruiti su misura che comunque restavano sempre artificiali. Ora, grazie alle nuove scoperte tutte italiane, la riparazione delle lesioni osteocondrali e dei tessuti cartilaginosi avviene in maniera molto più naturale. La procedura pare molto “semplice”: si inseriscono nelle lesioni dei presidi biologici formati da nanostrutture complesse, questi attirano le cellule staminali che sono in grado di differenziarsi, attivando di fatto la rigenerazione naturale dei tessuti.

In Italia sono già molti i centri che praticano questo tipo di interventi e pare che i risultati siano eccellenti. Chiaramente la riabilitazione completa richiede anche pazienza, bisogna affrontare dopo l’intervento un percorso di rieducazione articolare, ma il recupero delle funzionalità pare che sia totale e tutto sommato veloce.

Questo video racconta la storia di una ballerina che aveva perso quasi tutto lo strato cartilaginoso del piatto tibiale a seguito di un incidente. Dopo essersi sottoposta ad un particolare intervento chirurgico e all’impianto di un presidio biologico nanotecnologico è riuscita a recuperare completamente le funzionalità dell’arto.

Questo chiaramente è solo l’inizio, le nanotecnologie hanno completamente rivoluzionato i nostri apparecchi elettronici, il più economico telefono cellulare moderno ha la potenza di calcolo di un computer che 20 anni fa avrebbe occupato un intero ufficio. Possiamo solo immaginare che nel futuro le applicazioni in campo medico raggiungeranno livelli, appunto, inimmaginabili.

Holly Molly!

 

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