Il tarassaco Pu Gong Ying 蒲公英 un portento da usare con cautela
Nomi comuni: Dente di leone, Soffione,Piscialetto, Zangone.
Il tarassaco è forse l’erba selvatica più conosciuta, la regina delle tisane detox ritenuta curativa fino al punto da scongiurare il cancro, ma questo non è sempre vero, e nell’ottica della MTC il motivo è molto chiaro.
Comunissima specialmente in autunno e inverno, il tarassaco è una pianta imparentata con la lattuga ma anche con il carciofo, il cardo e il girasole. Genera tanti piccoli fiorellini gialli che insieme formano un fiore a pallina, quando i petali seccano i semi si staccano e volano con il vento.
È un ottimo alimento visto il suo alto contenuto di vitamina A, 100 grammi ne contengono circa 10.000 IU, il doppio della razione giornaliera raccomandata. In minor misura contiene anche vitamina C, D, K e varie vitamine del gruppo B, oltre che alcuni minerali preziosi. Si usano sia le foglie che le radici e i fiori. Si mischia con la cicoria selvatica, sua parente stretta, per creare la base semplice della migliore misticanza che si possa mangiare d’inverno. È buono fino a primavera inoltrata, ma con le prime giornate di sole caldo inizia a diventare più coriaceo e amaro, qualità che forse lo rende più indicato per tisane e decotti curativi.
Nel passato in occidente lo abbiamo usato per trattare sindromi del fegato, della vescicola biliare, dei reni e delle articolazioni. Le foglie sono state usate per curare stispi, indigestioni e ritenzione idrica. È un potente diuretico e forse anche per questo è salito agli onori della cronaca per il suo potere depurativo.
Secondo Maria Treben gli steli freschi portano rapido sollievo contro l’epatite cronica (dolore acuto e pungente fin sotto la scapola destra), basta ingerirne 5-6 al giorno.
“Giovano altresì contro il diabete. Sarebbe opportuno che i diabetici ne mangiassero fino a dieci gambi al giorno durante il periodo della fioritura. Si lavano gli steli con l’infiorescenza ancora attaccata, la quale viene poi asportata, e infine si mangiano gli steli masticando lentamente. Lo stelo, in un primo momento ha un sapore amarognolo, è croccante e succoso e si presenta al palato come una foglia di indivia. Persone sempre malaticce che si sentono fiacche e svogliate, dovrebbero fare quindici giorni di cura a base di freschi steli di Tarassaco. Saranno sorpresi dell’eccellente effetto ottenuto” (da “La salute dalla farmacia del signore”)
In oriente il pu-gong-ying 蒲公英 è stato sempre apprezzato ed utilizzato, le sue qualità secondo il pensiero cinese sono il sapore amaro e dolce e la natura fredda. Nutre i meridiani di Fegato e Stomaco e una delle sue applicazioni terapeutiche principali è quella di rimuovere il calore in eccesso e il fuoco tossico, ridurre le infiammazioni e dissipare noduli.
È usato per trattare ittero, epatiti, infezioni del tratto urinario, gonfiore e arrossamento degli occhi, ascessi, mastiti, appendiciti, enteriti e anche morsi di serpente.
Vista la sua natura fredda il tarassaco non dovrebbe essere usato in casi di vuoto di Yang accompagnato da invasione di freddo esterno e vuoto di stomaco-milza.
Anche in termini occidentali è considerata una pianta molto efficace e bisogna anche fare attenzione alle interazioni che può avere con alcuni farmaci. Infatti, interferisce con farmaci diuretici, con alcuni antibiotici, con il litio e con i farmaci che subiscono una trasformazione ad opera del fegato.
Inoltre, perchè stimola la produzione di bile, non dovrebbe essere usato da chi soffre di calcoli biliari o ostruzioni del dotto biliare. E perchè stimola la produzione dei succhi gastrici deve essere usata con cautela da chi soffre di gastriti e ulcere.
Gli anziani occidentali recitano rime antiche per ricordare che alcune erbe sono da mangiare solo in alcuni periodi, nel caso del tarassaco quelli giusti sono i mesi più freddi. Per i cinesi si deve usare con attenzione quando non c’è sufficiente fuoco yang. In altre parole, sebbene sia una pianta curativa molto utile, non se ne può fare uso indiscriminato a scopo detossificante o antinfiammatorio o antibatterico.
Volendo raccoglierlo, il tarassaco è molto facile da trovare, specialmente nel periodo di Dicembre- Febbraio, cresce ovunque ma ci sono molte piante che gli assomigliano. Le peculiarità utili ad identificarlo sono la foglia lanceolata, la costa rossiccia alla base, i fiori a pallina gialli e I frutti che sono acheni, ciuffi di peli bianchi ai quali usiamo confidare i desideri affinché volino via insieme.
Sebbene si utilizzino sia la radice che la parte aerea della pianta, la pratica più sostenibile è quella di recidere la pianta alle base, lasciando intatte le radici che prestissimo genereranno altre piante.
Le foglie giovani possono essere mangiate crude in insalata. Le radici e i fiori possono essere seccate e usate come sostituto per il caffè. Tutta la parte aerea prima che fiorisca è buona da cuocere, quando sta fiorendo son buone solo le foglie. La pratica antica è quella di bollire le foglie per una decina di minuti in acqua salata (e con una punta di zucchero per conservare il colore verde), poi si possono mangiare così, con un filo d’olio e pane, oppure si possono saltare con aglio, cipolla e altre verdure, o mettere nell’impasto di frittate.
Una maniera orientale di cucinare il tarassaco è quella di saltarlo in un wok nell’olio caldo a fuoco dolce, con un trito di aglio e peperoncino e alici, poi aggiungere succo di zenzero e colatura di alici e portare a cottura (breve, il tarassaco deve rimanere croccante).
I boccioli del tarassaco sono ottimi anche conservati sott’olio o sott’aceto, un po’ come i capperi. Ecco una ricetta della nonna:
Ingredienti:
100gr Boccioli di tarassaco ancora chiusi
50ml Vino bianco
50ml Aceto di mele
1 Foglia di alloro
1 Spicchio d’aglio
Olio evo
Sale
Lavare accuratamente ma delicatamente i fiori, dopo aver tolto le foglioline del collare. Asciugare per bene. Portare a bollore il vino con l’aceto di mele (o succo di limone) con mezzo cucchiaino di sale, sbollentare i boccioli per 2-3 minuti.
Scolarli bene e disporli su un canovaccio per farli asciugare all’aria, dopodiché saranno pronti per essere messi in barattolo con una foglia di alloro e uno spicchio di aglio intero. Ricoprire fino all’orlo con olio extra vergine di oliva e conservare al buio per almeno 15 giorni prima di consumare, durano circa un anno.
E se si vuole fare uno sciroppo simile al miele si può usare la ricetta di Maria Treben:
”Versare un litro d’acqua fredda su quattro manciate abbondanti di fiori di Tarassaco e portarlo lentamente all’ebollizione. Appena alzato il bollore, tirare via la pentola dal fornello e lasciare riposare il tutto per una notte. Il giorno appresso versare tutto in un setaccio, lasciarlo sgocciolare e spremere i fiori con entrambe le mani. Al succo così ottenuto aggiungere ora 1 kg di zucchero e la metà di un limone tagliato a fette. Più limone darebbe un sapore acre. Rimettere la pentola senza coperchio sul fornello. Onde mantenere tutte le vitamine, tenere la fiamma il più basso possibile. Così il liquido evapora senza bollire. Lasciare raffreddare la massa una o due volte. Non deve risultare troppo densa altrimenti si cristallizzerebbe dopo un periodo prolungato di conservazione, ma neanche troppo liquida, per evitare che inacidisca. Deve diventare uno sciroppo denso che, spalmato sul panino o su una fetta di pane imburrato, ha un ottimo sapore.”
Giovanni Guarini
*questo articolo è stato pubblicato sul magazine Shiatsu News di Dicembre 2017
Nota: la legge raccomanda di ricordare che le suddette affermazioni sono puramente discorsive e non intendono essere indicazioni terapeutiche, per le quali è sempre bene consultare un bravo medico.
Referenze
US National Library of Medicine National Institutes of Health, PubMed
Natural Medicines Comprehensive Database, WebMD
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Foster S. Herbs for Your Health. Loveland, CO: Interweave Press, 1996
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Wichtl M. Herbal Drugs and Phytopharmaceuticals. Boca Raton, FL: CRC Press, 1994
Williams CA, Goldstone F, Greenham J. Flavonoids, cinnamic acids and coumarins from the different tissues and medicinal preparations of taraxacum officinale. Phytochemistry May 1996.
Maria Treben, La salute dalla farmacia del signore, Ennsthaler 2009