L’iperico Guan Ye Lian Qiao


scheda ipericoUtqueant laxis

resonare fibris

mira gestorum

famuli tuorum

solve polluti

labii reatum

Sancte Iohannes

“Perché i fedeli sulla lenta lira possano cantare la tue grandi gesta, sciogli la colpa dell’impuro labbro, o San Giovanni”.

Così recita la prima strofa del vespro che celebra la natività di San Giovanni Battista, scritto dal monaco e poeta Paolo Diacono, della quale Guido d’Arezzo utilizzò le sillabe per trarne i nomi delle note dell’esacordo (ut eral’antico nome del do).

Hypericum perforatum è una pianta erbacea perenne nativa dell’Europa ma che si è diffusa da lungo tempo in tutto il mondo.

Fiorisce in primavera inoltrata e la tradizione vuole che si raccolga la notte del 24 Giugno, giorno che la fede cristiana dedica a San Giovanni, infatti il suo nome comune è erba di San Giovanni. Sebbene la pianta non sia facilissima da individuare quando non è ancora fiorita, una volta che i suoi particolarissimi petali si sono schiusi diviene inconfondibile.

Le foglie oblunghe sono caratterizzate da puntini traslucidi sulla superficie, mentre sia sulle punte delle foglie che, in maniera più evidente, sui 5 petali giallo-dorati sono presenti delle piccole “macchie” scure che sono le ghiandole che contengono la preziosa ipericina, un olio di colore rosso che è anche uno dei più importanti principi attivi.

Contiene: olio essenziale (a sua volta composto in prevalenza da metilottano, metildecano, nonano, andecano, a e b-pinene, limonene, mircene, cariofillene, decanale, ottanale, a-terpineolo, geraniolo) flavonoidi (iperina, rutina, quercetina), diantroni (ipericina, emodinantrolo), tannini, fitosteroli, acidi organici, furanocumarine.

In Europa è usata principalmente per trattare sindromi depressive, ansia, agitazione, e irritazioni della pelle, ma si continuano a scoprire nuove potenzialità come quella di essere un eccellente antivirale, tanto da essere in grado di bloccare la riproduzione del virus dell’HIV. Uno studio italiano pubblicato in Marzo 2018 ha osservato che una specie in particolare, l’Hypericum scruglii (iperico sardo), contiene 6 principi attivi che riescono a bloccare 2 enzimi coinvolti nella replicazione del virus Hiv-1.

Ha un forte potere riparatore dei tessuti, accelera notevolmente la normalizzazione della pelle a seguito di ferite, ustioni ed eritemi solari. Ha anche effetti analgesici, è un antibiotico efficace contro alcuni ceppi di stafilococchi e streptococchi ed è un forte stimolante del sistema immunitario in generale.

Le sue proprietà antivirali ne fanno anche un aiuto contro l’herpes simplex e la sua azione antireumatica lo rende egregio in caso di dolori muscolo-scheletrici (agisce come antinfiammatorio).

L’azione elasticizzante lo rende un efficace antirughe e antismagliature, ottimo per la pelle senescente. Attenzione a non utilizzarlo, però, prima dell’esposizione ai raggi solari (fotosensibilizzante).

È utilizzato anche in omeopatia per i traumi in zone fortemente innervate, oltre che problemi legati al sonno e all’umore.

Il Guan Ye Lian Qiao ideogramma Guan Ye Lian Qiao

Nella farmacopea cinese l’iperico Guan Ye Lian Qiao è ampiamente usato, principalmente per eliminare il calore tossico e il vento-umido. Il meridiano a cui è associato è quello di Fegato, il suo sapore è amaro-acre e la sua natura energetica astringente-neutra.

Viene utilizzato per calmare il vento intestinale chang feng, per il trattamento del carbonchio (bacillus anthracis), delle piaghe, dei morsi di serpenti e insetti e per tutti i disturbi caratterizzati da calore tossico, come gli occhi rossi e gonfi, le infezioni del tratto urinario e la tonsillite.

Per la sua natura astringente viene utilizzato anche per fermare il sanguinamento.

Controindicazioni

I potenti effetti terapeutici sono stati ampiamente verificati da studi scientifici e così le potenziali interazioni con farmaci che inibiscono la ricaptazione della serotonina (antidepressivi), farmaci che trattano l’insufficienza cardiaca ed alcuni contraccettivi. Inoltre l’iperico ha dimostrato di poter aumentare la fotosensibilità.

Raccolta

Secondo la tradizione erboristica occidentale va raccolto di notte o di mattina presto, si può seccare o farne un potentissimo oleolito che può essere usato sulla pelle o ingerito. Cresce ovunque nei campi con terreni ciottolosi, ma soprattutto ai bordi delle strade.

Usi in cucina

L’iperico non ha trovato grande spazio nell’uso in cucina, ma i suoi fiori possono essere aggiunti alle insalate per inserire una nota amara molto particolare. L’uso negli infusi alcolici è molto più comune, sia come colorante che come amaricante. Di solito si usa lasciarlo in infusione in acquavite insieme ad altre erbe o semplicemente insieme a delle bucce di limone per 20 giorni, dopodiché si addolcisce a piacimento con zucchero di canna o miele e si lascia riposare per un paio di mesi prima di essere consumato.

Oleolito di ipericooleolito iperico

Alcuni puristi consigliano di andare nei campi già con dell’olio extravergine di oliva a portata di mano per immergervi la pianta appena raccolta in maniera da ottenere la massima potenza, ma fare questa operazione qualche ora dopo la raccolta basta a garantire un prodotto di alta qualità ed efficacia.

Si raccolgono le cime fiorite insieme alle foglie, senza recidere per intero la pianta. Una volta riempito un contenitore di vetro trasparente per due terzi senza pressare troppo le piante, versare sufficiente olio a coprire del tutto l’iperico, chiudere in maniera non ermetica ed esporre al sole per un periodo minimo di due settimane, finché l’olio assume la colorazione rossa caratteristica.

Se l’oleolito è destinato solo ad uso esterno si può mettere il contenitore in pieno sole, in maniera che l’ossidazione necessaria ad attivare l’ipericina, e le altre componenti chimiche, avvenga in maniera veloce e completa, ma in questo modo l’olio subirà un’ossidazione e un conseguente irrancidimento che lo renderanno poco buono per uso interno.

Nel caso si voglia ottenere un oleolito che possa essere ingerito è consigliabile seguire una procedura più delicata, ossia esporre il contenitore alla luce del sole per un’ora al giorno, per esempio mettendolo sul davanzale di una finestra che guarda ad est, che prenda la luce diretta del sole solo al mattino, girandolo di tanto in tanto. In questo caso l’ossidazione, che è comunque necessaria, avverrà nell’arco di 2-3 mesi. Il segnale che l’olio è pronto resta sempre il colore rosso che un bel giorno inizierà ad essere evidente.

Una volta ritenuto che l’olio sia pronto, si filtra e si può aggiungere una piccola quantità di vitamina E come conservante, per evitare che con il tempo l’olio irrancidisca. In questo caso fare molta attenzione ad usare le dosi consigliate del tocoferolo, che deve essere acquistato in farmacia o in erboristeria.

L’oleolito così ottenuto si conserva molto bene se chiuso ermeticamente e al buio, per ben oltre due anni.

Tisana di iperico

Le cime fiorite possono essere essiccate in un luogo fresco e buio, ed essere usate in seguito per farne un’ottima tisana immunostimolante e calmante. Per prepararla portare a bollitura un litro di acqua e aggiungere a fuoco spento un cucchiaio colmo di cime secche. Coprire e lasciare in infusione anche per un’ora, finché l’acqua si sarà colorata di rosso. In alternativa si può far bollire l’iperico per una decina di minuti insieme all’acqua, e poi lasciarlo in infusione per altri 10 minuti, ma in questo caso il risultato sarà una tisana un po’ meno ricca di principi attivi.

Una volta ottenuto l’infuso si può riscaldare dolcemente, senza portarlo a bollitura e si può gustare nell’arco della giornata insieme a del miele o con l’aggiunta di poche gocce di limone.

ETNOBOTANICA

a cura di Germana Scafetta

Iperico, Scintilla di Sole

Gocce di Fuoco sono condensate nei fiori di questa pianta erbacea utilizzata fin dall’antichità da Ippocrate, Dioscoride e Galeno soprattutto come unguento per ustioni, ferite e dolori del nervo sciatico. Nel 1500 Paracelso le attribuì proprietà curative secondo la teoria delle Segnature per cui la struttura forata delle foglie (hypericum perforatum) e il fatto che la pianta si colora di rosso come il sangue, la rendono adatta a curare le ferite.

Strofinando i fiori tra le dita, queste si coloreranno di rosso. A questa caratteristica è legata una delle leggende che si narrano su questa erbacea quasi miracolosa. Si dice che l’iperico sia nato dal sangue di S. Giovanni quando fu decapitato per volere di Salomè. Tutt’oggi si crede che l’iperico nasca spontaneamente in luoghi dove sono avvenuti eventi molto dolorosi o violenti.

È una pianta legata al Sole, del quale porta le scintille sulla Terra, secondo un’antico mito l’iperico sarebbe nato dal sangue di Prometeo, punito da Zeus per aver donato il fuoco agli uomini (il fuoco che allontana le tenebre e come luce della ragione permette agli uomini di vedere oltre il bene e il male). Veniva utilizzata nelle celebrazioni legate al solstizio d’estate (insieme a menta, rosa, verbena, ruta, aglio e artemisia) e ai fuochi della notte di San Giovanni, la notte, si dice, più magica dell’anno. Insieme a lavanda, mentuccia, ginestra, ruta, rosmarino, salvia, noce, lavanda, rosa, alloro e finocchio selvatico era uno degli ingredienti dell’Acqua di San Giovanni, che veniva preparata la notte tra il 23 e il 24 Giugno, per essere poi utilizzata per le abluzioni del mattino, garantendo salute e bellezza per tutto l’anno.Foglia Iperico

Per la sua solarità, fu usata in ambito magico-rituale, secondo il pensiero analogico dei nostri antenati, per fugare negatività, incubi, spettri, demoni e per tenere lontano il malocchio, qualità quest’ultima che le valse l’appellativo di “scacciadiavoli”. A tale scopo, veniva appeso in mazzetti vicino agli usci e le finestre oppure, sempre in mazzetti, messo sotto i cuscini per proteggere durante il sonno. Nel meridione d’Italia si credeva che dormire con un mazzetto di iperico sotto il cuscino invitasse San Giovanni ad apparire in sogno.

Sembra che la tradizione di farne un oleolito risalga all’antico Egitto, ove si utilizzava ampiamente la macerazione delle piante esponendole al sole Râ, considerato una divinità e fonte di vita. Questa solarizzazione aveva per gli antichi egizi virtù sia fisiche che spirituali. Lo stesso metodo era utilizzato anche in Cina, ed è menzionato da Santa Ildegarda di Bingen il fatto che nel Medioevo fosse utilizzato da guaritori e streghe che attribuivano proprietà magiche all’esposizione alla luce solare.

Durante le Crociate, si dice che i Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, per analogia con i fori tipici della pianta, lo utilizzassero per curare le ferite inferte da frecce e lance.

Nota: la legge raccomanda di ricordare che le suddette affermazioni sono puramente discorsive e non intendono essere indicazioni terapeutiche, per le quali è sempre bene consultare un bravo medico.

Beach Chairs

Autore Giovanni Guarini, Germana Scafetta articolo pubblicato su Shiatsunews http://www.shiatsunews.com/…/files/…/basic-html/page-42.html

Bibliografia:

C. Luu, Les Huiles de fleurs solarisées

A.Cattabiani, Florario, ed. Mondadori

A.Angelini, Il serto di Iside, ed. Kemi

S. Cunningham, Enciclopedia delle piante magiche, ed. Mursia

www.floradabruzzo.wordpress.comwww.fioriperlanima.com

Chinese Medical Herbology and Pharmacology by John Chen & Tina Chen. Art of Medicine

Press. C.Sanna, M.Scognamiglio, A.Fiorentino, A.Corona, V.Graziani, A.Caredda, P.Cortis,

M.Montisci, E.R.Ceresola, F.Canducci. Journal Pone 04/201

 

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