
“Prevenire è meglio che curare”. Questo slogan è entrato nella memoria collettiva di tutti da almeno tre decenni. E nel suo assunto di base è corretto. Corrisponde al vero che la prevenzione è la via maestra per rimanere in salute.
L’equivoco però c’è. E si fonda sul concetto di prevenzione.
Qui, visione occidentale ed orientale differiscono in modo significativo. Cerchiamo di comprendere insieme perché e come sia saggio integrare le due prospettive, invece che contrapporle in una lettura antitetica.
Le qualità della nostra tradizione terapeutica occidentale si possono riassumere in una parola: specializzazione. Siamo specializzati nell’analisi del dettaglio. Ottimo approccio perché la parcellizzazione delle competenze garantisce una altissima attenzione al “particolare”, perdendo però troppo spesso la prospettiva dell’insieme, di Olos [ὅλος] il Tutto.
Parlando per immagini è come se guardassimo una fotografia al microscopio, scorrendola pixel dopo pixel, senza mai allontanarci dalla visione ravvicinata per guardare l’insieme. L’impressione della fotografia, così concepita, manca di tridimensionalità ed è molto difficile comprendere cosa raffiguri nel suo uno-intero.
La visione orientale considera l’essere umano come Uno, Unico. Questo significa che in un’analisi clinica, il particolare non viene mai separato dal quadro generale. Da questa prospettiva, il principio di prevenzione muta di significato e differisce.
Prevenire significa, letteralmente, agire per mantenere più favorevole possibile il terreno del nostro stato di Salute, intesa come completo Ben-Essere fisico, psichico e spirituale e non come semplice assenza di “malattia”.
Nella nostra consuetudine occidentale, abbiamo confuso la prevenzione con la diagnosi precoce, ovvero con la ricerca anticipata dei segnali clinici di “allerta” che inducono attenzione per possibili futuri disequilibri.
La tradizione orientale intende la prevenzione in senso letterale e attivo ovvero agire per mantenere lo stato di equilibrio psico-fisico per allontanare il più possibile le condizioni patologiche di disequilibrio che potrebbero alterarlo.
E’ dato storico il racconto del medico Cinese che veniva pagato solo quando il suo assistito stava bene. Nel momento in cui insorgeva la patologia, smetteva di essere ricompensato per il suo lavoro e come onere doveva attivarsi a propria cura e spesa per recuperare l’errore, essendo implicito che non aveva saputo lavorare correttamente al principio di prevenzione.
Al contrario, noi siamo abituati a dare più fiducia al curatore che ha le più lunghe liste di attesa ai propri appuntamenti perché quell’attesa garantisce la professionalità ricercata. Sono prospettive diverse solo in apparenza: nella loro unione integrata concorrono ad offrire il migliore servizio di cura alla persona.
L’immagine della corda che si spezza riguarda l’interlocutore più importante: Tu.
Il senso è ricordarci che la cura del nostro equilibrio non può intendersi come attesa del momento critico per avvederci che le cose non stanno andando bene. Siamo talmente abituati a soprassedere a tutti i segnali di allerta che il nostro preziosissimo corpo ci offre, da arrivare a spezzare le corde prima di comprendere che il ritmo a cui stiamo forzatamente andando non è conforme al nostro passo. In questo, l’aiuto preventivo dello Shiatsu è davvero fondamentale: prima che insorga il problema e anche quando il problema è già fra le nostre mani per sostenere il processo essenziale di auto riparazione.
In sintesi, alla domanda “Quando è bene ricevere Shiatsu?” la risposta è: sempre e soprattutto quando stai bene. Per mantenerti consapevolmente in equilibrio fra corpo, mente e spirito.
Perché la prevenzione parte da noi.
“Più ruscelli uniti formano un fiume. Più fili congiunti insieme formano una corda. Essa non si può rompere che a stento” Confucio
Gasshō