Lo psichismo degli organi secondo la visione della medicina tradizionale cinese


L’approccio occidentale alla visione dell’uomo nella medicina tradizionale cinese richiede indubbiamente uno sforzo. Il primo ostacolo è semantico: la poetica del linguaggio orientale disorienta la nostra logica scientifica, più incline ad interpretare simbolicamente i processi psicologici che quelli strettamente anatomico fisiologici.

La visione taoista utilizza di preferenza immagini e simboli per esprimere rapporti di funzione, fondando il senso del tutto sulla precisa correlazione fra le parti. Con questa premessa è più semplice comprendere perché definisca l’uomo organicamente come paesaggio armonioso ordinato in distretti che rimandano alle suddivisioni territoriali di un impero.

Entrando nella mappa di questo linguaggio diventa tuttavia molto coerente il nesso fra le parti, rendendo la comprensione più intuitiva e non per questo meno accurata. Si comprende facilmente perché l’imperatore sia lo shen del meridiano di cuore convenendo che la morte avviene di fatto solo nel momento in cui questo organo cessa di regnare esattamente come un impero finisce nel momento in cui il suo reggente cade. Parimenti il meridiano di stomaco è definito il granaio dell’impero, svolgendo funzione primaria di raccolta e trasformazione dei nutrienti necessari alla sopravvivenza dell’intero organismo – regno.

I meridiani di fegato e vescicola biliare diventano rispettivamente il generale degli eserciti e lo stratega, funzionari essenziali per la tutela e la salute di un regno così come lo sono gli organi anatomici corrispondenti che presiedono alla gluconeogenesi indispensabile al nutrimento delle nostre cellule così come alla produzione della bile essenziale per la digestione e assimilazione dei lipidi.

Attraverso un linguaggio metaforico e pittorico e tuttavia preciso e puntuale, la MTC ci conduce ad uno degli approfondimenti più interessanti: lo psichismo degli organi ovvero la correlazione fra stati emotivi ed organi anatomici. Un salto meno fantasioso di quanto potrebbe sembrare se riflettiamo sul dato oggettivo che le emozioni traducono processi biochimici precisi mediante neurotrasmettitori ed ormoni rilasciati nell’organismo che coinvolgono gli organi interni:

Lo psichismo degli organi in MTC è collegato alla teoria dei 5 movimenti a sua volta connessa con il ciclo perpetuo delle stagioni. Ad ogni movimento sono associati organi e visceri le cui attività si intendono interconnesse in un rapporto preciso di generazione e controllo. Quando questo rapporto di funzione si altera lo squilibrio si manifesta a livello organico, energetico ed emotivo attribuendo alle emozioni una fondamentale importanza nella valutazione clinica complessiva dello stato di salute dell’organismo.

Quali sono le emozioni primarie? Dal cap. VIII del Huangdi Neijing Lingshu apprendiamo che sono le cinque tensioni interne in ciascuno zang [organo]. La loro positività o negatività consiste esclusivamente nel loro equilibrio o disequilibrio.

🀄️hun: l’impetuosità che tende a diventare collera, attacca il fegato 🀄️shen: l’allegria che tende a diventare iperattività, attacca il cuore
🀄️yi: il pensiero che tende a diventare ossessione attacca la milza
🀄️po: il raccoglimento che tende a diventare tristezza attacca il polmone
🀄️zhi: la prudenza che tende a diventare paura attacca il rene

Nella visione orientale manca del tutto il concetto di dualità a favore del principio della complementarietà opposta: in ogni manifestazione della natura, incluso l’uomo, tutto è compresente sempre.

Una vertigine per la nostra logica aristotelica che procede binariamente per esclusioni: se una cosa è bianca non può in alcun modo essere contemporaneamente nera e viceversa. La visione orientale sostiene che invece non solo ciò è possibile ma certo esattamente come la considerazione che durante la notte il sole c’è ma è semplicemente invisibile perché presente dalla parte opposta del nostro orizzonte.

Qual’è l’utilità di conoscere questo aspetto così importante della medicina tradizionale cinese?

Il primo vantaggio è clinico e preventivo: sentendo quali emozioni ci attraversano maggiormente abbiamo più possibilità di osservare e valutare lo stato di buon funzionamento dei nostri organi e viceversa una maggiore attenzione allo stato di equilibrio dei nostri organi consente una manifestazione emotiva più equilibrata.

Il secondo vantaggio è di carattere filosofico quindi essenziale alla vita: intuire che tutto è sempre compresente – mobile – impermanente e dunque soggetto a cambiamento continuo ci allevia di molto peso. Soprattutto nel vissuto di emozioni difficili, sapere che la loro espressione all’ottava bassa di disequilibrio contiene già in sé altrettanta potenza creativa alla sua ottava alta di equilibrio, ci ricorda che anche la notte più buia ha un’alba che la attende.

Gasshō

nella foto di copertina: Pensiero Floreale di Duy Huynh

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