Quando il risveglio spirituale provoca dolore


Ciò che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla ~Lao Tzu

Il risveglio della consapevolezza può perfino essere scambiato per malattia mentale quando non è riconosciuto come tale. Mille sono i motivi sociali e psicologici che possono scatenare un infausto parto del nuovo sé quando si cresce – e non è lo scopo di questo articolo trattarli. Invece dedicheremo attenzione alla lettura energetica che, tutto sommato, racchiude anche le altre letture.

Come sempre la circolazione energetica è coinvolta e la sua gestione può spiegare anche i problemi che si possono incontrare. Perché, per esempio, acquisire una maggiore consapevolezza vuol dire anche dover gestire una circolazione energetica più sostenuta, pena la congestione del Qi. Quando una città cresce e cresce il numero dei suoi abitanti, se le strade non si adeguano ad un numero maggiore di veicoli il traffico va in tilt.

Il percorso del risveglio è fatto di tanti piccoli passi, a volte qualche salto, altre volte una vera e propria carambola. La spinta che porta a compiere questi passi può essere una pratica spirituale costante, un trauma, un evento che richieda di “aprire gli occhi” sulla realtà. E a volte un mix e un ripetersi di più fattori scatenanti.

Ogni volta che il nostro livello di consapevolezza sale di un gradino aumenta insieme anche il Qi che lo caratterizza e questo Qi ha bisogno di fluire, ha bisogno di vie aperte e ben organizzate per poter nutrire bene i sensi, la mente e l’animo espansi. Se si trascura di tenere la “viabilità” ad un livello ottimale sono beghe!

I sintomi di una circolazione energetica ingolfata rispecchiano quelli che la medicina occidentale infila nella sacca sempre più grande delle “conseguenze dello stress”, a volte delle psicosi, della depressione e dell’alienazione. Spesso questi sintomi possono essere scambiati per malattie e non essere riconosciuti come il segno di un risveglio della consapevolezza.

Marikka Malm è una psicologa americana specializzata in “Spiritual Emergence Coaching”. Ha provato sulla sua pelle quelle che i medici hanno diagnosticato come malattie mentali, le ha combattute e vinte di volta in volta fino a rendersi conto che erano “prove tecniche” di risveglio interiore. Da allora ha aiutato centinaia di persone a superare difficoltà per le quali l’unica soluzione sembrava l’ottundimento da farmaci.

Cosa si può fare allora quando il malessere interiore ci assale, ci congela o ci infiamma? Come fare a rivolgere l’attenzione verso ciò che lo spirito sta cercando di suggerirci, senza rimanere intrappolati fra le trame del pensiero ossessivo che pare abbia scavato un solco da cui non si riesce ad uscire? Secondo Marikka l’amore incondizionato delle persone a noi care è la chiave per iniziare un percorso di auto esplorazione che porta non solo alla guarigione ma ad un vero e proprio risveglio interiore e al riconoscimento del proprio potenziale.

Ci sono tanti modi per portare a buon fine questo percorso e le soluzioni non si limitano certo agli psicofamaci, che pure forse possono aiutare se inseriti nella giusta strategia terapeutica combinata. Imparare a chiedere aiuto deve essere il primo passo, trovare chi possa offrire un aiuto efficace rimane l’incognita più grande. La vita spesso ci mette di fronte alla soluzione giusta ma non è cosí immediato riconoscerla. Di certo un percorso del genere non avviene in un tempo brevissimo.

Le ginnastiche energetiche come lo Yoga e il Qi-Gong possono rivelarsi importanti in questi casi. La meditazione, gli esercizi di propriocezione sono indispensabili per preparare il terreno e per mantenerlo tenerlo libero e fruibile. Quando c’è bisogno di una mano l’agopuntura, lo shiatsu e tutte le pratiche di “manipolazione energetica” possono rappresentare un buon punto di partenza, per mettersi in piedi, per acquisire la forza, il coraggio che ci vuole per scendere all’inferno e fare pace con i propri “demoni”.

Quando avremo fatto ritorno a casa ricordiamo che portiamo con noi un bagaglio energetico importante che ha bisogno di muoversi senza ostruzioni. Le ginnastiche energetiche diventano fondamentali perchè un Qi maggiore non può circolare su canali stretti o strozzati, li intaserebbe e il dolore che ne consegue sarebbe paralizzante e assomiglierebbe più ad un trauma che alla sua guarigione.

La prossima volta che il vostro animo si trova in panne provate a praticare i Makko-ho, gli esercizi energetici di Shitzuto Masunaga oppure gli “Otto pezzi di broccato” del QI-Gong e magari quella forte energia che avete dentro si manifesterà sotto forma di gioia invece che dolore.

Provate.

G.Guarini

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