Anche i vegani a volte peccano di orgoglio. Non tutti, certo, ma alcuni si scagliano contro i carnivori con una ferocia che ha poco a che fare con l’etica estrema della quale loro stessi si investono.
Alcuni si auto-incoronano salvatori del pianeta, spiriti superiori che “meno male per loro”… Altri stanno lí, a far parte di una schiera di incazzati che sparge “amore” per gli animali, perdonando soltanto il loro gatto che di vite per gioco ne spezza a ruota.
Poi ci sono quelli che semplicemente non mangiano animali e derivati per motivi di salute o di umanità, e non rompono le palle a nessuno. Costoro non fanno paura, non sbraitano la loro rabbia, forse perchè non ne hanno il bisogno.
Tolta l’ultima categoria, gli altri, quelli “estremi” fanno davvero paura. Perchè qualunque estremismo spaventa in quanto qualità tipica di chi ha poca stima di se stesso, di chi possiede un pensiero superficiale e soprattutto di chi pensa che per elevarsi debba abbassare gli altri.
L’aggettivo “vegano” nasce dalla scrematura della parola vegetariano, ne prende il principio e la fine per sottolineare un significato più estremo. Appunto.
Mangiare carne fa male, l’abbiamo capito. Mangiare latte e derivati non è che faccia benissimo. C’è un bel grado di karma negativo che viene tramandato con i prodotti animali. Date le condizioni degli allevamenti animali, l’homus accuorti sa bene che quelle condizioni si rifletteranno su chi si nutre di quelle carni. O di qualunque altro prodotto estratto o derivato da quell’animale.
Chi non mangia carne fa bene, si comporta come un essere umano evoluto dovrebbe: fa attenzione all’impatto che ha sul mondo esterno. Fantastico.
Decisamente un comportamento che può indurre un moto di orgoglio, legittimo e meritato.
Purtroppo però la parola orgoglio oltre ad indicare un sentimento di fierezza, significa anche quel sentimento di “essere superiore” o di appartenere ad un gruppo che lo è. Vedi l’orgoglio nazionale, razziale, i tifosi ultrà, i fascisti, gli anti questo e quest’altro, gli estremisti religiosi…
E a giudicare dalla diffusa abitudine di alcuni vegani a postare e manifestare accuse, pare che l’orgoglio estremista si sia ben insinuato anche tra loro. Il vettore è l’apparente e auto-acquisita autorità morale che giustifica il pensiero che l’altro, quello differente, non abbia diritto ad abitare la terra.
Per alcuni infatti avere il bollino vegano equivale a ottenere lo status di essere umano migliore, con diritto di sparare addosso al resto dell’umanità carnivora o semplicemente vegetariana. Quella schiera di esseri umani che non hanno scelto di privarsi della carne, dei formaggi, delle uova, e che per i vegani sarebbe meglio se non esistesse.
E fin qui si potrebbe soltanto osservare quanto, per molti individui che si dichiarano amanti di tutti gli animali, sia facile condannarne uno in particolare tout-court come bestia da mandare all’inferno.
Va bene, ognuno ha il diritto di giudicare, per quanto la pratica sia indecorosa specialmente se condotta con superficialità.
Ma c’è un argomento che viene cacciato come una mosca, che però assomiglia di più al classico elefante nella stanza.
Anzi sono due.
Uno molto serio, che riguarda le condizioni degli esseri umani da allevamento. Quei laboriosi giovani, bambini e adulti che passano le giornate a coltivare le verdure che vanno vendute a basso prezzo. Perchè se non vendi a poco, i consumatori, vegani inclusi, non comprano.
Nel sud dell’Italia una giornata di lavoro nei campi viene pagata 25 euro. Gli immigrati africani che raccolgono i pomodori sotto il sole di luglio si accontentano, se finissero nelle maglie del caporalato potrebbe andare anche peggio. Ogni tanto uno di loro schiatta sotto il sole e rimane nei campi stecchito, ma quei pomodori possono ancora avere l’etichetta “vegano”.
Un altro argomento è piuttosto una serie di domande.
Ma gli insetti, le api, le lumachine, le farfalle che vengono sterminati a seguito delle comuni pratiche agricole, non contano un cazzo?
In (quasi) tutte le aziende agricole i cosiddetti parassiti sono combattuti a colpi di robe chimiche o biologiche, che comunque hanno il compito di ucciderli. Mica solo allontanarli o scoraggiarli dal mangiare la nostra zucchina.
Per esempio la lumaca, va pazza per le foglie di cavolo, i carciofi, la lattuga! Se vuoi avere un raccolto devi eliminarla.
Ora, un essere umano evoluto, si fermerebbe a riflettere, e nel computo delle variabili ci metterebbe un paio di parametri oltre a quello di base *lumaca=niente raccolto.
- Le lumache hanno un alto potere nutrizionale oltre che distruttivo
- Invece di ucciderle potrei catturarle e mangiarle oppure, per rimanere vegano, ci faccio la pappa per il mio gatto. Almeno avrò dato un senso a quelle vite.
Invece l’homus productivis le lascia stecchite nel campo insieme a tutti i loro colleghi parassiti che hanno osato minacciare il raccolto.
Come la vediamo allora? Siamo ancora sicuri che quella dieta vegana che ho scelto per vari motivi mi elevi a paladino della giustizia animale?
E i vegani che non scelgono “bio”, non pensano che nel resoconto del karma di una mela debba anche entrarci il danno ambientale perpetrato dai suoi coltivatori “convenzionali”? E il danno alla salute di chi vive vicino alle aziende agricole che usano il metodo chimico?
Oltretutto, è possibile che degli esseri umani che abbiano a cuore tutti gli animali, escludano così facilmente dalla lista gli “altri” esseri umani, quelli carnivori? Che razza di animale sarebbe uno che ama tutti gli animali, meno alcuni suoi pari e i “parassiti” dell’orto?
Ma soprattutto, un essere umano che voglia elevarsi, migliorarsi, evolvere, non dovrebbe andare oltre il semplice emblema della “scuola” che ha scelto?
L’essere umano ha la capacità e il diritto di migliorarsi, ma questo status non si conquista scegliendo la squadra giusta come nella tifoseria del calcio.
Il miglioramento di se stessi dovrebbe avere un valore disgiunto dalla competizione con gli altri. Se pensi che i tuoi progressi debbano essere misurati alla luce di quelli degli altri, potresti sbagliarti. Se gli altri arretrano, potresti pensare di essere tu ad avanzare, e magari il meccanismo potrebbe anche piacerti. E oltretutto il “miglioramento di se stessi” è ben lungi dall’essere uno status stabile, è piuttosto un percorso, lungo, pieno di domande e che richiede un pensiero logico e una buona intenzione.
Guarda questo video di due lumache che fanno l’amore e dimmi se loro non fanno parte a pieno titolo della magia bellissima che è la vita.
E un ultima considerazione: dato che anche le piante sono esseri viventi e pare pure che abbiano delle emozioni ed un’intelligenza, non si meritano la stessa compassione che si meritano gli animali?
Oltretutto un ceppo di lattuga non ha le gambe per scappare da te che ti avvicini per reciderla.
Veganista!